Le principali banche centrali, la Federal Reserve (Fed) e la Banca Centrale Europea (BCE), sono pronte a intervenire con un nuovo taglio ai tassi d’interesse nel mese di settembre.
La mossa, attesa da tempo dai mercati, potrebbe avere importanti conseguenze sia sull’economia reale sia sui mercati finanziari.
Eurozona: inflazione in calo al 2,2%
L’inflazione nell’Eurozona continua a diminuire, avvicinandosi sempre più all’obiettivo fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE).
Secondo i dati preliminari dell’Eurostat, l’indice dei prezzi al consumo è sceso al 2,2% nel mese di agosto, in netto calo rispetto al 2,6% di luglio. Il rallentamento rappresenta un segnale positivo dopo un periodo di forte inflazione dovuto all’aumento dei prezzi energetici a seguito della guerra in Ucraina.
La diminuzione dell’inflazione sta sostenendo le prospettive di allentamento della politica monetaria da parte della BCE, e dell’ulteriore taglio ai tassi di interesse già a settembre.
Le componenti dell’inflazione: energia in calo, stabili i servizi
Analizzando le principali componenti dell’inflazione nell’Eurozona, i servizi rimangono il settore con il tasso più alto, al 4,2% in agosto. Anche i prezzi di alimentari, alcol e tabacco hanno mostrato un lieve aumento, passando al 2,4%.
Al contrario, il settore energetico ha registrato un calo significativo, con i prezzi in discesa del 3%. Resta invece stabile l’inflazione core, che esclude i prezzi più volatili di cibo ed energia, mantenendosi al 2,8% per il secondo mese consecutivo.
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BCE verso il taglio ai tassi
La riduzione dell’inflazione alimenta le aspettative di un imminente taglio ai tassi da parte della BCE. Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo della BCE, ha confermato che i dati attuali sono coerenti con un graduale ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% entro il 2025.
Durante un intervento a Tallinn, Schnabel ha sottolineato la necessità di un approccio graduale e cauto nella gestione della politica monetaria, suggerendo che un eventuale allentamento dovrà basarsi attentamente sui dati economici e sulle analisi.
L’approccio mirato punta a evitare che una riduzione troppo rapida della politica restrittiva possa compromettere la stabilità dei prezzi.
Impatti su mutui e prestiti: cosa cambia per le famiglie
Il taglio ai tassi d’interesse avrà effetti immediati sui mutui e sui prestiti.
Come già successo in occasione della precedente riduzione dei tassi, chi ha un mutuo a tasso variabile vedrà ridotte le rate mensili, con un conseguente aumento del potere d’acquisto.
Anche chi desidera accendere un nuovo mutuo potrà beneficiare di condizioni più favorevoli, facilitando l’acquisto di immobili. Oltre ai mutui, anche i prestiti alle famiglie diventeranno più accessibili, stimolando la domanda di beni durevoli e, di riflesso, contribuendo a sostenere la crescita economica.
Finanziamenti alle imprese: una spinta agli investimenti
Anche le imprese potranno trarre vantaggio da un credito meno costoso, che ridurrà gli oneri finanziari e semplificherà il rifinanziamento del debito esistente.
Questo scenario potrebbe favorire nuovi investimenti, con ripercussioni positive sull’occupazione e sullo sviluppo economico.
In un contesto di tassi d’interesse più bassi, le aziende avranno l’opportunità di pianificare a lungo termine, approfittando delle migliori condizioni di finanziamento.
Mercati finanziari: azioni, obbligazioni e materie prime
Il taglio ai tassi avrà anche implicazioni significative sui mercati finanziari: le azioni potrebbero beneficiare di un ambiente di finanziamento più favorevole.
Anche le materie prime trarranno beneficio dal cambiamento nei tassi d’interesse. Un dollaro più debole, spesso conseguenza di tassi più bassi, potrebbe rendere più economiche le materie prime per gli acquirenti internazionali, favorendo metalli come rame, nichel e zinco. L’oro, invece, potrebbe continuare la sua corsa ai massimi storici, confermandosi come bene rifugio in un contesto globale caratterizzato da incertezze geopolitiche.