Case green: la direttiva UE per un futuro sostenibile. Immobili in classe D entro il 2023!
La recente direttiva approvata dal Parlamento Europeo ha l’obiettivo di promuovere la sostenibilità del settore immobiliare e ridurre le emissioni di CO2. In particolare, la direttiva impone che entro il 2033 tutti gli immobili pubblici e privati in Europa raggiungano almeno la classe energetica D.
Tuttavia, manca ancora il trilogo che porterà alla stesura del testo definitivo. Di conseguenza, non ci troviamo di fronte a un atto finale.
Questa è una importante sfida per il settore immobiliare e comporterà investimenti significativi in tecnologie green e soluzioni innovative. L’adozione di misure per l’efficienza energetica degli edifici può generare importanti benefici per l’ambiente e per il portafoglio degli inquilini.
Case green: la direttiva UE per un futuro sostenibile – I voti
Nonostante ci fossero stati segnali di dissenso all’interno della maggioranza riguardo alla direttiva “Case green”, il voto della Plenaria di Strasburgo ha comunque visto prevalere i voti a favore rispetto a quelli contrari:
– 343 voti favorevoli;
– 216 contrari;
– 78 astensioni.
La spaccatura nata all’interno dei popolari, quindi, non è stata fatale. Anche se sono stati presentati e votati due emendamenti contrari alla linea del relatore.
Case green: la direttiva UE per un futuro sostenibile – Cosa stabilisce?
Il testo approvato è quello presentato dalla commissione parlamentare Industria, che prevede la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali.
L’obiettivo principale della direttiva è di migliorare l’efficienza energetica degli edifici, concentrandosi in particolare sul 15% degli edifici più energivori, ovvero quelli riconducibili alla Classe Energetica G.
Secondo i dati ISTAT, in Italia 1.8 milioni di edifici, su un totale di 12 milioni, andranno adeguati entro il 2033.
Case green: la direttiva UE per un futuro sostenibile – Impianti solari per gli immobili non residenziali e le nuove costruzioni
La direttiva non tratta solamente di quanto detto sopra. Essa prevede anche obblighi per la realizzazione di edifici a zero emissioni (ZEB: Zero Emission Buildings) per i nuovi edifici pubblici a partire da gennaio 2026 e per tutti gli edifici non residenziali entro il 31 dicembre 2032.
Ci sono novità anche per quanto riguarda gli impianti solari.
Questi ultimi diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali a partire dal recepimento della direttiva. Mentre per gli immobili pubblici e non residenziali già esistenti, l’obbligo partirà dal 31 dicembre 2026.
Affrontando la questione da un punto di vista energetico, gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno rispettare i criteri per passare alla classe E dal 2027 e alla classe D dal 2030.
Case green: la direttiva UE per un futuro sostenibile – Cosa succede ai bonus casa?
Un ulteriore aspetto trattato dalla direttiva riguarda l’eliminazione degli incentivi finanziari per l’installazione di caldaie individuali che utilizzano combustibili fossili a partire dal 2024.
Tuttavia, non vengono considerati gli impianti di riscaldamento a combustibili fossili ibridi (pompa di calore e caldaia a condensazione) e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili, come l’idrogeno o il biometano.
Pertanto, l’accesso agli incentivi finanziari per altre tecnologie rimarrà disponibile.
Case green: la direttiva UE per un futuro sostenibile – Le eccezioni
Ovviamente, questi cambiamenti non si possono essere applicati in tutti i casi, vediamo insieme le possibili deroghe.
Gli edifici che potranno essere esclusi sono i seguenti:
– Immobili con particolare pregio storico e architettonico
– Luoghi di culto
– Edifici temporanei
– Seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno
– Immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 mq.
Inoltre, onde evitare un aumento dei canoni di locazione, gli edifici di edilizia residenziale pubblica possono essere esentati dalle ristrutturazioni.
I paesi membri hanno la possibilità di richiedere alla Commissione di adattare gli obiettivi europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica.
La deroga massima in questi casi potrà arrivare fino al 22% del totale degli immobili. In Italia, circa 2.6 milioni di edifici potrebbero rientrare in queste categorie.
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