L’efficientamento energetico degli edifici ha nuove regole.
Parlamento, Consiglio e Commissione europea hanno raggiunto un accordo ed emanato la nuova Direttiva sulle case green.
La nuova Direttiva UE sulle case green
La Commissione europea aveva proposto una prima stesura della Direttiva ben due anni fa; oggi gli altri organi UE hanno terminato le revisioni e definito i nuovi requisiti di prestazione energetica relativi ad edifici nuovi e ristrutturati dell’Unione Europea.
Le nuove regole hanno lo scopo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici specifici del settore entro il 2030, per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.
Per raggiungere l’obiettivo, ogni stato membro dovrà inviare un piano nazionale di ristrutturazione che indichi un cronoprogramma con le fasi e le azioni adottate per raggiungere gli obiettivi.
Il piano dovrà essere approvato entro il 2026 e rinnovato ogni 5 anni.
La nuova Direttiva case green, per essere definitivamente adottata, dovrà attendere l’approvazione formale anche da parte del Consiglio UE.
Le nuove regole
L’aspetto maggiormente trattato e modificato dalla Direttiva case green riguarda le ristrutturazioni.
Ogni stato dovrà infatti adottare un piano nazionale volto alla progressiva riduzione dei consumi di energia delle unità residenziali.
Gli obiettivi hanno un panorama temporale molto preciso: ridurre almeno del 16% entro il 2030 e del 22% entro il 2025 per arrivare al 2050, con il settore residenziale a zero emissioni.
Ogni nazione ha libertà di scelta rispetto agli interventi da gestire per ottenere questi risultati, la direttiva case green pone un solo vincolo: si dovrà garantire che almeno il 55% della riduzione dei consumi di energia sia ottenuto attraverso interventi di ristrutturazione degli edifici più energivori.
La Direttiva si compone poi di un altro importante intervento: l’eliminazione di caldaie a gas metano nelle abitazioni.
Anche in questo caso c’è un obiettivo di lungo termine che ne prevede l’eliminazione totale entro il 2040; per ora già dal prossimo anno sarà vietato offrire qualunque tipo di incentivo fiscale per l’acquisto o l’installazione di questi sistemi di riscaldamento.
Incentivati invece i sistemi ibridi, come le centraline uniche che possano combinare caldaie e pompe di calore. Un importante capitolo della Direttiva riguarda poi la promozione di interventi di elettrificazione dei riscaldamenti e l’adozione delle pompe di calore.
I nuovi interventi proposti saranno cruciali per ottenere nuovi edifici che possano funzionare grazie alle energie rinnovabili, mirando al raggiungimento delle emissioni zero.
Le nuove case green pensate dal Parlamento Europeo inoltre dovranno essere “solar-ready”, cioè predisposte per l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti.
Il contesto italiano
Secondo l’Istat, più dell’82% degli edifici in Italia – 12 milioni sui 14,5 milioni totali – sono ad uso residenziale, mentre i restanti 2,5 milioni comprendono altre tipologie.
La maggior parte di questi edifici ha un’età media avanzata: secondo l’Enea, quasi il 60% ha un’età media di 59 anni e presenta una scarsa classe energetica (classe G o E).
L’Ue ha già calcolato che quasi il 60% delle abitazioni europee richiede interventi di ristrutturazione entro il 2050.
In Italia, le case che soddisfano i requisiti della nuova direttiva europea case green sono solo un quarto di quelle esistenti, soprattutto quelli costruiti negli ultimi anni, quasi tutti progettati in classe energetica A2.
Gli organismi Europei hanno fissato le regole, ora spetta alle singole nazioni recepire la direttiva entro due anni ed applicarla attraverso le risorse già a disposizione.
La Commissione Europea è stata chiara: non verranno erogati nuovi fondi per recepire la direttiva, quindi i singoli stati dovranno adeguare gli edifici esistenti grazie a risorse già stanziate come, ad esempio, il Pnrr, il Fondo sociale per il clima e i Fondi di coesione.